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IL FORO ITALICO ETERNO di Manlio Lo Presti


Manlio Lo Presti – 11 ottobre 2020

L’Associazione M. Arte (1) ha invitato associati e conoscenti a partecipare oggi ad una passeggiata esplorativa per conoscere le vicende storiche, costruttive, artistiche e politiche della vasta area del Foro Italico.

L’architetto Fabio Bugli, con grande conoscenza e capacità espositiva, ha trasmesso storia, arte ma soprattutto emozioni. Ha fatto comprendere quanta intelligenza c’è stata dietro quelle pietre, quei marmi, quei vuoti, quelle armonie. Una intelligenza capace di guardare alla eternità. Una intelligenza che è stata progetto, speranza e entusiasmo visionario. Qualità, queste, totalmente scomparse a causa della furia demolitrice del liberismo ossessivo, selvaggio, per il quale ogni progetto deve durare il meno possibile per far posto ad un’altra iniziativa commerciale, esclusivamente commerciale e, soprattutto, speculativa.

Da cittadino guidato da curiosità e da semplice fruitore di temi architettonici, tuttavia non mi è sfuggita la acuta osservazione dell’architetto Bugli quando ha ripetuto più volte che le tendenze stilistiche che guidarono questa opera incredibile, immane, superba, visionaria ma attenta alle geometrie spesso comprensibili a pochi, è una filosofia del vuoto che interagisce con il pieno.

Il tema del vuoto non è stato per i cervelli dell’epoca fascista un horror vacui da temere, ma, anzi, una operazione che denotava una capacità quasi Zen di saper fare ampi respiri, di essere capaci di sbirciale l’altrove Una esplorazione quella del vuoto che coinvolse De Chirico, i Futuristi e le prime composizioni dodecafoniche di Arnold Schönberg, Berg, fino ad arrivare all’estremo John Cage.

Cosa dire di tale iniziativa magistralmente e generosamente illustrata dall’architetto Bugli? Possiamo dire che ci ha aperto una finestra sulla titanica capacità della mente umana e della creatività italiana in particolare di creare forme, vuoti silenzi eloquenti nella fissità delle statue che vigilano il complesso sportivo, artistico e infine politico del Foro Mussolini.

Si può tranquillamente affermare quanto sia notevole la spinta creativa anche e soprattutto, in tempi durissimi. La resilienza intellettuale ha vinto sulla polvere del passato, sulla storia recente del nostro passato non ancora esaminato in profondità. Le pietre e gli spazi sono lì, immobili, a testimoniare una presenza paziente, irremovibile, con una grande dignità che, forse, intimorì il comando degli eserciti alleati che ne fecero il loro quartier generale, senza distruggere tutto.

La Bellezza viene sempre percepita creando pensieri e turbamento anche in coloro che non ne sentono la necessità, anche se, subito dopo, girano la testa da un’altra parte…

Ancor grazie alla interessante iniziativa voluta dall’Associazione M.Arte, da ripetere il prossimo anno nello stesso periodo, con lo stesso cielo plumbeo di oggi che nulla ha tolto alla bellezza del Foro che invece ha trasmesso lo stesso calore, tenacia, creatività, vittoria nonostante tutto, sfuggendo alla gelida staticità ravvisabile nel complesso monumentale del Walhalla in Germania. O alla freddezza elegante dello Steinhof in Austria (2)

Ancora grazie alla capacità dell’architetto Bugli di farci capite tutto questo in breve tempo, con eleganza e levità.

note

1)         www.associazionemarte.com

2)        Cfr. Cacciari, Dallo Steinhof, Adelphi; Loos, Parole nel vuoto, Adelphi

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