PERCHÉ ADESSO Anche gli storici della Chiesa faticano a individuare un pontificato contestato e discusso così apertamente come l’attuale. I papi del Concilio Vaticano II, Roncalli e Montini, furono accusati di aver bruciato quasi due millenni di storia e di magistero in nome dell’abbraccio con la modernità; di aver contratto il pericoloso morbo che i loro predecessori avevano contrastato e condannato; di aver introdotto nella messa ele- menti e sapori propri dell’eresia luterana; di avere rinnegato il latino, lingua universale della Chiesa, per fare spazio a mo- menti assembleari e canzonette rock. Ma quella fu una contestazione delimitata culturalmente, espressione di un cattolice- simo tradizionalista e conservatore, che produsse uno scisma ad opera del vescovo di Ecòne, Marcel Lefebvre e partorì, dal suo seno, anche un’ulteriore mini-scissione, detta sedevacanti- smo, così denominato perché i suoi esponenti considerano ille- gittimi tutti i pontefici che, dopo il Concilio, si sono succeduti sulla cattedra di Pietro. Oggi è diverso: per le dimensioni non più marginali assun- te dalla contestazione anti-Bergoglio (cardinali, vescovi, teologi, sacerdoti, gruppi di fedeli) e per i contenuti del dissenso. L’opposizione si esprime con toni variegati e con motivazioni diverse. Nasce da ambienti non completamente riconducibili al fronte conservatore. Quali le principali contestazioni al papa argentino? È accusato di aver creato confusione nella dottrina e nei sacramenti – con due sinodi dei vescovi e con un’esortazione apostolica – in materia di comunione ai divorziati risposati. Gli attribuiscono la responsabilità di aver prodotto grave turbamento con quella sua domanda retorica “chi sono io per giudicare?” in tema di omosessualità.
È tacciato di migrazionismo, una sorta di ideologia che in- coraggia la migrazione di massa sottovalutando (ignorando o con piena consapevolezza) che un domani non di là da venire, l’immigrazione fattasi invasione potrebbe cancellare l’identità dei popoli d’Europa e la civiltà un tempo cristiana. Gli contestano di avere rilanciato, praticamente fuori tempo massimo, la teologia della liberazione, negli anni Settanta sconfessata dalla Chiesa di Roma e ormai considerata inattuale anche nell’America Latina che l’aveva tenuta in grembo nella stagione post-conciliare. Gli rimproverano di non aver saputo portare a termine nessuna delle riforme annunciate, di aver com- messo una serie di errori affidando grandi responsabilità a personaggi non meritevoli, puntualmente rivelatisi inadeguati, incapaci e, talvolta, corrotti. Imputano a Bergoglio anche di avere affidato dosi massicce di potere, in Vaticano, a esponenti di curia ambiziosi, intolleranti e vendicativi che hanno instaurato un insano clima di paura, sospetti e maldicenze. L’elenco potrebbe continuare. In questa ricerca saranno considerati anche altri temi che hanno suscitato allarme e perplessità, in- comprensioni e scontri, come la sconcertante, entusiastica par- tecipazione cattolica alle celebrazioni per i 500 anni dallo scisma di Martin Lutero. Finora le risposte del papa e dei suoi collaboratori (risposte il più delle volte inesistenti o tardive) alle critiche ricevute, non sono state adeguate alla serietà dei rilievi e alle argomen- tazioni addotte. Anzi, hanno alimentato altra confusione. Ci sono state varie forme di intolleranza nei confronti di cardinali, vescovi e teologi maggiormente esposti, firmatari di docu- menti, dubia o suppliche. Si sono aggiunti danni ai danni. Pochi chiarimenti, molta acredine. Tante, troppe le rimozioni, e- purazioni, emarginazioni…. Pochissime le occasioni di chiarimento e rarissimi i tentativi di ricomposizione.
Questo libro nasce anche dalla speranza che il tempo che resta all’attuale pontificato possa essere speso da papa Francesco per sottoporre a verifica quanto fatto finora e per apportare le necessarie correzioni. A me è parso di intravedere qualche primo, incoraggiante segnale in questo senso, sia pure accanto alla riproposizione di messaggi già ribaditi mille volte, nonostante riserve e perplessità ogni volta più estese.
Tra le motivazioni di questo studio ce n’è anche una stret- tamente personale, che credo giusto precisare in premessa. Appartengo alla categoria dei credenti divorziati e risposati. So bene cosa questo status significhi e comporti in rapporto alla Chiesa di cui mi sento parte e ai sacramenti cui non posso accostarmi. Mia moglie ed io, quando partecipiamo alla messa, sappiamo bene di non poter ricevere l’eucarestia. Per questo invochiamo in piena coscienza la preghiera “Signore, non sono degno di partecipare alla Tua mensa….”. E per questo, soprattutto, non aspettando nessuna svolta o speciale concessione in contrasto con Vangelo, magistero e dottrina, ci chiediamo perché mai papa Bergoglio abbia deciso di impegnarsi e di prodigarsi così tanto per consentire ai divorziati risposati, an- che in presenza di normali rapporti coniugali, di ricevere la comunione (forse, chissà, a certe condizioni, ma quali? Nulla è chiarito davvero). E perché mai abbia comunque operato una forzatura e provocato consapevolmente tante reazioni e riserve, dubbi e timori, spesso legittimi e pienamente motivati. Temo che anche questi miei dubia siano destinati a restare senza risposta.
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